giovedì 25 gennaio 2018

abstract&screening\ RIPENSARE L’EUROPA UNITA


-collettivo euronomade-

ELEMENTI PER UNA DISCUSSIONE

/  Il mutamento di indirizzo della globalizzazione, in uno con l’emergere di nuove linee di conflitto sul livello mondiale, pone una questione geopolitica e geoeconomica decisiva per gli sviluppi della lotta di classe / Su quali scale si pensa e si pratica l’antagonismo tra capitale e lavoro? / Dentro quali dimensioni  è possibile immaginare e costruire un rapporto di forze favorevole agli sfruttati ? / Che cosa significa oggi internazionalismo in una situazione globale completamente trasformatasi nel dopo Guerrafredda?



 [...] L’impero non c’è sul livello politico mentre c’è e si è approfondita la mondializzazione dei mercati e dei movimenti del sapere e dell’umanità. La tendenza alla costituzione di blocchi continentali, in queste condizioni, si irrigidisce, da una parte aprendo fronti di potenziale conflitto in molte aree (dal “Grande Medio Oriente” alla penisola coreana), dall’altra parte esasperando nazionalismo e autoritarismo e determinando l’emergere di mutevoli combinazioni tra questi ultimi e un neoliberalismo che assume caratteri sempre più marcatamente disciplinari. La rottura di queste combinazioni tra nazionalismo, autoritarismo e neoliberalismo è il problema all’ordine del giorno oggi in molte parti del mondo, in Russia come negli Stati Uniti, in Cina come in America Latina.
L’Europa deve costituirsi su questo terreno, su un terreno di rottura. L’Europa va disfatta nella sua figura di vecchio attore della «guerra fredda», di strumento americano di divisione e di provocazione – va ricostruita come autonomo attore globale, sulla base di una trama di cooperazione, di lotte e di contropoteri che le consenta di operare contro la guerra e per la costruzione di un ordine mondiale finalmente libero dall’eredità del colonialismo e da ogni forma di imperialismo. L’Europa va tolta al neoliberalismo del mercato atlantico, va liberata dalle forme risorgenti di nazionalismo e autoritarismo, e va sviluppata nell’assetto globale che ormai molti poteri continentali configurano ed agiscono. Qui, come altrove, è dunque necessaria una rottura, e dobbiamo scommettere sul fatto che l’attuale ricomposizione degli assetti istituzionali europei non sia in grado di contenere e disciplinare i movimenti, le rivendicazioni, le forme stesse di vita e cooperazione dei soggetti sfruttati. Una nuova stagione di insubordinazione, a cui alludono già oggi in particolare le lotte delle donne e dei migranti, è la condizione necessaria per immaginare e costruire la nuova Europa di cui abbiamo bisogno. E questa nuova Europa potrà operare efficacemente come attore globale soltanto nella misura in cui saprà dotarsi di un programma sociale e politico all’altezza delle sfide poste dal capitalismo contemporaneo.
È certo un compito che può apparire arduo nelle condizioni attuali. Rappresenta per noi un orizzonte al cui interno collocare le più minute lotte quotidiane, progetti politici che incidono su scala municipale, regionale o nazionale, e soprattutto la formazione di una nuova generazione di militanti. Il fronte che su questo programma può essere costruito, è in ogni caso largo. Esso si apre a tutte le forze che non ne possono più di un’Europa che è diventata il sostegno essenziale dei dispositivi estrattivi del capitale finanziario e di corrotte élites nazionali aggrappate al principio di sovranità. Per coloro che hanno immaginato un’Europa senza guerre, era il principio della sovranità nazionale che andava distrutto. A questo feticcio lasciato indenne da ogni trasformazione unitaria dell’Europa, agito come frontiera contro ogni diritto alla mobilità e alla fuga dalla miseria, dalla guerra e dall’oppressione, l’Unione Europea, così come è fatta, presta il suo sostegno. E al feticcio del confine, raffigurato nella sovranità nazionale, accompagna l’altro feticcio: quello della proprietà privata e del suo assoluto dominio. Confine nazionale e confine proprietario, indissolubilmente uniti, sono le trame di una sovranità neoliberale, costruita, mantenuta e trasfigurata dall’Unione, che li vuole indistruttibili. E che invece han dimostrato, in queste figure, di non poter essere altro che – a livello interno –produttrici di miseria per i proletari e per lo stesso ceto medio; a livello internazionale, succubi del dominio imperiale ed incapaci di trasmettere i valori dell’esperienza civile e delle lotte sociali delle moltitudini europee. L’Unione Europea è, in particolare, blocco che oggi soprattutto si oppone alle lotte delle popolazioni europee per istituire il comune.
La parola d’ordine di una repubblica globale che si opponga alla monarchia imperiale va fatta risonare nella lotta interna ai singoli paesi europei, sia per la loro ricostruzione repubblicana, sia per una nuova radicale spinta costituente a livello dell’Europa intera. Ma in che orribile mondo viviamo, se solo dei comunisti sono capaci di gridare il generale disprezzo per questo liberalismo diventato dittatura a livello europeo? Di questo liberalismo distruttivo di ogni forma di «benessere istituzionale» per le popolazioni povere (ma sempre più lavoratrici)? E come è possibile che da parte di chiassose minoranze – che pur si dicono socialiste – si pensi che solo la rinascita di un modello di azione nazionale e sovrano possa liberarci dal neoliberalismo? L’Europa era nata sostenuta da una forte aspirazione federalista – ed è solo la ripresa di un federalismo non delle nazioni e neppure delle regioni, ma delle metropoli e dei distretti produttivi che può oggi costituire un contropotere effettivo ad ogni revanchismo liberale e statuale, a livello nazionale come a livello comunitario.
Attorno a questi temi c’è molto da fare. Apriamo una discussione larga che attraversi i movimenti e sappia organizzarsi nella società. Sì all’unità dell’Europa contro le élites corrotte che la dirigono e contro le politiche neoliberali. Sì a un’Europa che costruisca il comune contro lo sfruttamento e che sia ridisegnata quotidianamente dalle lotte, dai desideri, e movimenti di tutti gli uomini e tutte le donne che si battono contro il razzismo, il sessismo e la distruzione dell’ambiente.