di Laura Eduati
"Pronto
a entrare in galera per sabotare la Tav. Papa Francesco? Meglio della
sinistra", così sintetizza l’Huffington
Post l’intervista a Erri De Luca.
Lo scrittore (imputato per istigazione alla violenza) il prossimo 10 maggio
sarà a Torino per partecipare alla manifestazione per chiedere la libertà di Chiara Zenobi, Mattia Zanotti, Claudio
Alberto e Niccolò Blasi, accusati di terrorismo “perché avrebbero
danneggiato un macchinario, ma non sono stati còlti in flagranza di reato,
bensì con flagranza differita, una delle invenzioni giuridiche di questo strano
Paese utilizzata dai magistrati che vogliono rimanere comodi”. A sostegno
di Chiara, Mattia, Claudio e Niccolò -oltre a De Luca- hanno firmato un appello fra gli altri: Marco Aime
(antropologo e scrittore) – Paolo Cacciari (giornalista) – Pino Cacucci (scrittore)
– Massimo Carlotto (scrittore) – Giulietto Chiesa (Giornalista) – Girolamo De
Michele (scrittore) – Valerio Evangelisti (scrittore) – Sabina Guzzanti
(attrice e regista) – Loredana Lipperini (giornalista, conduttrice di
Fahrenheit) – Valerio Mastandrea (attore e regista) – Maso Notarianni
(giornalista-Peace Reporter) – Alberto Prunetti (scrittore) – Serge Quadruppani
(scrittore) – Edoardo Salzano (Urbanista) – Vauro Senesi (editorialista e
vignettista) – Cecilia Strada (presidente Emergency) – Guido Viale (economista)
– Wu Ming (collettivo di scrittori) – Zerocalcare (fumettista)
"Se
mi condannano per istigazione alla violenza non farò ricorso in appello. Se
dovrò farmi la galera per avere espresso una opinione, allora la farò".
Erri De Luca non cerca scappatoie legali, non è certamente il tipo. Lo scorso
settembre all'Huffington Post rilasciò
una intervista nella quale disse che "la Tav va sabotata".
Una frase che destò scalpore, e convinse i magistrati di Torino - allora guidati dal procuratore Giancarlo Caselli - ad aprire un fascicolo per istigazione a delinquere. Un reato che potrebbe costargli fino a cinque anni di carcere: "Quella frase la ripeterei perché è il mio pensiero".
Pochi giorni fa Le Monde ha pubblicato un colloquio con lo scrittore, durante il quale ha rivendicato "l'obbligo morale alla disobbedienza". Oltralpe la Torino-Lyone non è la Valsusa, ed è lo stesso governo francese a dare minore importanza al progetto: al punto che le coperture finanziarie sembrano mancare.
Nel capoluogo piemontese invece il 22 maggio comincerà il processo per i quattro giovani - Chiara Zenobi, Mattia Zanotti, Claudio Alberto, Niccolò Blasi - accusati di terrorismo poiché secondo gli inquirenti avrebbero messo a segno un attentato "con ordigni micidiali ed esplosivi" in un cantiere dell'alta velocità. A loro sostegno hanno firmato un appello lo stesso De Luca e, tra gli altri, Massimo Carlotto, Valerio Mastandrea, il fumettista Zerocalcare, Moni Ovadia.
Una frase che destò scalpore, e convinse i magistrati di Torino - allora guidati dal procuratore Giancarlo Caselli - ad aprire un fascicolo per istigazione a delinquere. Un reato che potrebbe costargli fino a cinque anni di carcere: "Quella frase la ripeterei perché è il mio pensiero".
Pochi giorni fa Le Monde ha pubblicato un colloquio con lo scrittore, durante il quale ha rivendicato "l'obbligo morale alla disobbedienza". Oltralpe la Torino-Lyone non è la Valsusa, ed è lo stesso governo francese a dare minore importanza al progetto: al punto che le coperture finanziarie sembrano mancare.
Nel capoluogo piemontese invece il 22 maggio comincerà il processo per i quattro giovani - Chiara Zenobi, Mattia Zanotti, Claudio Alberto, Niccolò Blasi - accusati di terrorismo poiché secondo gli inquirenti avrebbero messo a segno un attentato "con ordigni micidiali ed esplosivi" in un cantiere dell'alta velocità. A loro sostegno hanno firmato un appello lo stesso De Luca e, tra gli altri, Massimo Carlotto, Valerio Mastandrea, il fumettista Zerocalcare, Moni Ovadia.
De Luca, il 5 giugno ci sarà l'udienza preliminare per aver istigato al
sabotaggio della Torino-Lione. Cosa ne pensa?
Non
chiederò il rito abbreviato perché preferisco un processo aperto con udienze
pubbliche. Non so quanti anni di carcere sto rischiando, non mi occupo di
queste cose, ma non voglio sconti di pena. E se dovessero condannarmi, ho
concordato con il mio avvocato che non ricorreremo in appello. Se dovrò andare
in galera, allora ci andrò.
Ripeterebbe che bisogna sabotare la linea Torino-Lione?
Che
la Tav debba essere sabotata perché inutile e nociva è un mio pensiero che
continuerò a ripetere. Invece di "sabotata" potrei dire bloccata o
impedita, quello è il concetto. Mi contestano il reato di istigazione alla
violenza (istigazione a delinquere,ndr), ma è chiaro che mi
processeranno per avere espresso una opinione. In aula difenderò il diritto di
parola, perché i giudici intendono il verbo "sabotare" in maniera
restrittiva, ovvero come danneggiamento diretto. E invece sabotare nella storia
ha sempre avuto un'accezione politica: anche gli operai che bloccavano le
catene di montaggio sabotavano, pur senza rompere alcun macchinario. È questo
il valore principale della parola sabotaggio in Val di Susa: l'opposizione
politica all'opera.
Quattro persone si trovano in carcere con l'accusa di terrorismo per
avere distrutto un compressore di un cantiere in Valsusa. In questo caso il
danneggiamento materiale c'è stato, no?
Dopo
aver parlato del lato ridicolo della faccenda, il mio, passiamo al lato serio:
vi sono quattro giovani che sono accusati di terrorismo perché avrebbero
danneggiato un macchinario, ma non sono stati còlti in flagranza di reato,
bensì con flagranza differita, una delle invenzioni giuridiche di questo strano
Paese utilizzata dai magistrati che vogliono rimanere comodi. Siamo al delirio.
Sta dicendo che non ci sarebbero prove della colpevolezza di Chiara
Zenobi, Mattia Zanotti, Claudio Alberto e Niccolò Blasi?
Non
so se siano stati loro a compiere quel danneggiamento, so che rischiano 30 anni
di carcere, vengono tenuti in un regime carcerario punitivo, spostati da un
penitenziario all'altro per rendere più dura la detenzione come facevano con la
nostra generazione negli anni '70. Questa è la punta d'iceberg della
repressione attuata da quattro magistrati della Procura di Torino che si
occupano esclusivamente dei No Tav. E sono riusciti a fatturare oltre mille
incriminazioni, una repressione di massa.
Fatturate a nome di chi?
Quei
magistrati sono diventati partigiani dell'opera, ne hanno sposato la custodia,
sono diventati i guardiani dei cantieri e in nome della Torino-Lione reprimono
un intero movimento.
Tornando al sabotaggio, danneggiamenti reali ai macchinari ci sono stati.
Così come un pestaggio ai danni dell'autista del pm Rinaudo, appartenente al
pool che indaga sulla Valsusa. Sono episodi riconducibili a elementi esterni?
Non
deve chiederlo a me. Non sono il portavoce del movimento No Tav, sostengo le
loro ragioni e il 10 maggio sarò a Torino a chiedere la libertà dei quattro
incarcerati. Se qualcuno vuole rivendicare un'azione di sabotaggio diretta, che
lo faccia pure. A me non risulta che sia mai stato fatto, tranne il taglio di
alcune reti poste illegalmente in alcuni terreni. Per quanto riguarda il
pestaggio, si tratta di un episodio marginale così come è un
episodio marginale la distruzione di un presidio No Tav accaduta lo scorso inverno.
Dunque i giornalisti dovrebbero occuparsi d'altro?
Le
notizie vere del movimento No Tav non colpiscono l'opinione pubblica perché
meritano soltanto un trafiletto. Invece le notizie come il pestaggio
dell'autista vengono ingigantite perché abbiamo una stampa embedded, al seguito
delle truppe e fiera di esserlo. In questo caso l'esercito in Valsusa c'è
davvero, una occupazione militare a regime attenuato perché manca il
coprifuoco.
Dopo la manifestazione a Roma voci del governo e una parte della stampa vorrebbero
vietare i cortei che potrebbero sfociare nelle violenze.
Queste
manifestazioni danno fastidio e dunque vorrebbero fare come Cossiga alla fine
degli anni '70, quando decise che i cortei della sinistra extraparlamentare non
dovevano essere autorizzati. Ma noi i cortei continuammo a farli perché è un
diritto costituzionalmente garantito.
Antonio Polito sostiene che fare un corteo è lecito, ma non è lecito
portare bombe-carta. Il dissenso rabbioso è inscindibile dalla violenza?
I
tafferugli sono un pretesto per impedire l'espressione del dissenso. Se il problema per Antonio
Polito è unicamente di ordine pubblico, allora dovrebbe rivolgere le
sue parole al questore che per mestiere gestisce l'ordine pubblico. Se non
riesce a farlo allora sta facendo male il proprio mestiere.
Gli scontri con la polizia sono ormai una costante
delle manifestazioni, non oscurano forse le ragioni della protesta?
Le manifestazioni sono diverse una dall'altra, non esiste uno sceneggiatore che orchestra le esplosioni della rabbia. Ormai i cortei sono diversissimi da quelli che organizzavamo negli anni '70, con i partiti e i sindacati che avevano un servizio d'ordine. Oggi scendono in piazza componenti eterogenee con moltissime buone ragioni per protestare, ma senza gestione unitaria. Se i manifestanti si scontrano con i celerini è per attrito o autocombustione.
Il direttore della Caritas di Torino, Pier Luigi
Dovis, dice che ormai vede "una rabbia non governabile dei
poveri".
Dovis potrebbe essere accusato di istigazione a delinquere (sorride,ndr). Tutto sommato penso che in questo Paese esplodano fuochi di piccolissima entità rispetto alla tensione esistente, per le condizioni di impoverimento generale e parallelamente per l'arricchimento di alcuni. Perché il problema è l'allargarsi delle ingiustizie che scavano fossati, e la nostra comunità si divide in gruppi che non si appartengono più, strati incomunicati tra loro che si ignorano oppure si urtano.
Non la impressiona vedere come gli operai della
Lucchetti di Piombino abbiano rivolto un appello a papa Francesco, ottenendo
attenzione e solidarietà?
Bergoglio è un meridionale. Un uomo del Sud. La prima cosa che ha fatto è andare a Lampedusa senza le autorità di questo Paese. Il suo arrivo è una buona notizia, e viste le condizioni della sinistra al governo direi che finalmente gli operai hanno trovato un santo a cui votarsi.