di Paolo B. Vernaglione
La lezione “in rete” di Foucault apre un campo
produttivo per la riflessione teorica a partire dalla differenza tra
archeologia e genealogia, laddove l’archeologia rintraccia la stratificazione
discorsiva dei saperi, cogliendone differenze e discontinuità temporali, mentre
la genealogia ricostruisce la forma di quegli strati nell’attuale condizione
dei poteri e dei soggetti
Per
una urgente archeologia dei saperi dell’ultima modernità, Michel Foucault “sul
web” potrebbe funzionare come dispositivo di sottrazione al potere narcisistico
e commerciale della rete e come luogo di acquisizione di sapere in rapporto
immediato con la realizzazione quotidiana della soggettività.
Se
si pensa alla caotica produzione di informazione su social network e mobiles ci
si rende conto della enorme sproporzione tra l’inesauribile dispersione di
testi e la concentrazione, ahimè residuale, dell’impresa cartacea, affidata ad
archivi non digitalizzati e a pochi e mal finanziati centri di ricerca. Da qui
l’esigenza di compilare un regesto dell’attività svolta da siti e blog dedicati
a Foucault.
In
questa impresa, di cui qui si offre una sorta di possibile work in progress, ci
viene incontro il terzo prezioso volume della rivista Materiali Foucaultiani,
scaricabile dal sito omonimo e dedicato per metà alla pubblicazione in italiano
di una inedita conferenza del 1964 all’Università belga di Saint Louis, Langage
et literature, tradotta da Miriam Iacomini, in cui l’autore di Le
parole e le cose espone l’intera panoplia di tematiche su cui si è
appuntato il suo sguardo analitico: che cos’è un autore, la differenza tra
scrittura e letteratura, il ruolo e la funzione di essa come critica
genealogica della soggettività e come esperimento su sé stessi.
Basterebbe
tradurre e pubblicare inediti letterari e saggistici in quell’archivio virtuale
e reale a un tempo che è la rete, sottraendo al diritto proprietario risorse
comuni, per fomentare una campagna sulla volontà di sapere, nella pura forma
della sua digitalizzazione. Sarebbe poi stupefacente che fossero le case
editrici a muovere tale iniziativa, prendendo in contropiede network
dell’informazione, grandi media che spacciano “cultura” per filosofia e colossi
dell’editoria che distribuiscono in supermarket chiamati librerie prodotti
rilegati a scadenza immediata per il macero…
Sarebbe
proficuo cominciare ad archiviare e valorizzare risorse on-line largamente
condivise, facendosi al contempo soggetti di autoproduzione, con e-book, pdf e
altro, per co-finanziare l’attività di cattedre e dipartimenti in stato di
crisi permanente, nonchè l’attività di studenti, ricercatori e professori
immersi nella precarietà, coinvolgendo le case editrici più sensibili travolte
dai micidiali rapporti costi-benefici, e dall’editoria “fai da te”.
Per
lo più, si sa, è questione di volontà politica e metodo, ma mentre per la prima
non c’è altra via che occupare spazi fisici e tempi di produzione dei saperi,
per la seconda condizione il metodo è il cardine di una strategia della
distinzione che eviti residuali impianti storicisti e in pari tempo non annaspi
tra i tossici rifiuti di diatribe polemico-filosofiche mosce e arroganti, ad
esempio tra realisti e postmoderni.
La
lezione “in rete” di Foucault apre dunque un campo produttivo per la
riflessione teorica a partire dalla differenza tra archeologia e genealogia,
indicata nelle interviste YouTube suStoria della follia nell’eta classica , Le parole e le cose, L’archeologia del sapere,Sorvegliare e
punire, laddove l’archeologia rintraccia la stratificazione
discorsiva dei saperi, cogliendone differenze e discontinuità temporali, mentre
la genealogia ricostruisce la forma di quegli strati nell’attuale condizione
dei poteri e dei soggetti.
È
lungo questo crinale che Foucault ha argomentato il denso passaggio epocale tra
classicità e modernità, di cui l’archivio web dà conto con i portentosi filmati
dell’INA tra la metà degli scorsi anni Sessanta e Settanta, su Proust, Le Corps Lieu d’ Utopies,
o il dibattito
Chomsky-Foucault . Mentre dell’immensa opera foucaltiana
tra la fine degli scorsi anni Settanta e i primi Ottanta danno conto l’
Intervista Mal faire dir
vrai e il corpus delle registrazioni audio e video dei
corsi e conferenze al Collége de France e negli Stati Uniti, sull’ermeneutica e
le tecnologie del Sé nelle Howison
Lectures e su discorso e verità, ove
è in funzione quel regime di pensiero in cui si colloca la riflessione sulla
soggettività.
In
una indispensabile sezione parallela del regesto si devono poi collocare i siti
e i blog che si distinguono per qualità dei materiali dai siti filosofici
generalisti. Materiali
Foucaultiani, in italiano, inglese e francese, nato per
iniziativa di Laura Cremonesi, Daniele Lorenzini, Orazio Irrera e Martina
Tazioli, lanciato a metà giugno del 2010, ha editato le conferenze di Foucault
al Dartmouth College: “Sull’origine dell’ermeneutica del sé”. Vanta tra i
collaboratori Michel Senellart, Judith Revel, Arnold Davidson, in accordo con i
due siti di riferimento per orientarsi nella vasta opera foucauldiana: Portal M.F. e Foucault.info.
Assolutamente
da praticare è inoltre Foucault News,
blog quotidiano attivo dal 2007. È una vera miniera di infomazioni sugli studi,
le attività, i convegni e lo stato della ricerca, con paper da scaricare. Nato
per la passione e l’applicazione di Clare O’Farrell, seria e infaticabile
docente di Brisbane, che proprio in questi giorni ha generato un sito gemello,
“Foucault and education”, il blog edita una newsletter giornaliera (iscrizione
dal sito), con l’indicazione dei luoghi da cui attingere in creative commons e
non, sempre di accurata fattura.
Ma
se tutto ciò guadagna senso in una prospettiva di destituzione delle
anacronistiche accademie del sapere, gran parte di tale acquis è
dovuto al fatto che, per Foucault come per i flussi di pensiero critico,
prodotti a partire dagli anni Sessanta dello scorso secolo, la rubrica on line
di detti e scritti “di uomini famosi” ne deve evidenziare anche, come è giusto,
i limiti. Perché solo in tale emergenza, non nell’apologia, è possibile
scoprire “il tentativo di pervenire… all’invivibile, strappando il soggetto a lui
stesso, in modo tale che non sia più lui stesso, o che sia portato al suo
annientamento o alla sua dissoluzione”.